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Piemonte Odi et Amo, un piccolo racconto d’amore complicato

Io sono innamorato del Piemonte.
Unico problema? Il Piemonte non è sicuramente innamorato di me.

In realtà non è un problema. A me piacciono gli amori difficili, al limite del platonico.
Il Piemonte non ti ama perché non ha tempo o meglio, ha tutto il tempo che vorrebbe ma tu sei solo una piccolo pezzettino all’interno della sua enorme storia. Ma va bene così.

“Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.” (Catullo, Carme 85)

Magari starete pensando che sia un masochista, che mi piaccia la sofferenza in amore. Non è così.
Sono solo una persona a cui piace essere straniero, non integrato, ospite.
Sì, è così che spesso ci si sente in Piemonte. Sembra di essere in più, di scomporre un equilibrio perfetto, di essere ospite gradito ma pur sempre ospite.
Devo confessarlo, mi piace sentirmi straniero tutte le volte che vado da Alba verso Neive passando dalla strada di “Tre Stelle” oppure sono fra le dolci colline del Monferrato fra Canelli e Calosso. Mi piace sentirmi ospite tutte le volte che vado a La Morra passando da Barolo oppure nelle colline del tortonese. Mi piace sentirmi di troppo quando sono a Gattinara e tutte le volte che scendo dalla macchina sulla strada fra Serralunga e Monforte, dove il Monviso ti guarda esigendo rispetto.
Una terra che vuole stupirti ogni volta.

Montagne che abbracciano colline, colline che abbracciano viti, viti che abbracciano vite.
Il Piemonte è un caldo abbraccio di vino, vite e timidezza.

Mi scuso solo con chi avrà ovviato le mie parole, torno infatti al punto di partenza: amo il Piemonte, chiedo solo di poterlo fare a mio modo.




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